Quei 55 milioni di euro mai usati da Bonaccini e Schlein che potevano evitare il disastro in Emilia-Romagna

Da ByoBlu –  Mentre l’Emilia Romagna versa ancora in una situazione critica per via dell’alluvione che ha causato diverse vittime, è tornata in evidenza una questione spinosa per la Regione guidata da Stefano Bonaccini.

“Quei 55 milioni di euro avrebbero potuto evitare l’alluvione”

Secondo la Corte dei Conti, la giunta regionale avrebbe ricevuto tra il 2021 e il 2022 un finanziamento di 55,2 milioni di euro dal Ministero delle Infrastrutture.

I fondi avrebbero dovuto essere impiegati per la manutenzione e la messa in sicurezza dei corsi d’acqua dell’Emilia Romagna ma sarebbero stati restituiti perché la Regione non li ha spesi nei tempi previsti.

La notizia è stata diffusa dal direttore di Open, Franco Bechis, che citando i due rapporti della Corte dei Conti ha chiamato in causa Bonaccini, il suo vice di quel periodo, l’attuale segretario PD Elly Schlein e gli assessori in carica.

“Quei soldi avrebbero evitato il disastro compiuto dal maltempo in queste ore”, è l’accusa rivolta alla Regione.

Gli europeisti restituirono i soldi a causa del Patto di Stabilità

Pare che la Corte dei Conti abbia riferito che Bonaccini, Schlein e la giunta regionale si siano difesi sostenendo che quei finanziamenti non sono stati utilizzati per le “dinamiche del Patto di stabilità che ha impedito di spendere le risorse residue”.

In pratica, per giustificarsi, i massimi sostenitori del “ce lo chiede l’Europa” hanno ammesso come le regole di Bruxelles riguardo ai parametri fissati per il deficit e il debito siano stati un ostacolo.

Sorge spontanea, però, una domanda: nel periodo preso in esame, ovvero il 2021 e il 2022, il Patto di stabilità non era stato sospeso? Le rigide regole erano infatti state interrotte nel 2020 ma dal 2024 si tornerà quasi al vecchio sistema.

Zero scuse per il PD re dell’Emilia Romagna

In ogni caso, pare che la stessa Corte dei Conti non abbia creduto alla versione della giunta regionale, rimarcando in Emilia Romagna l’assenza di un’opera di sistemazione idrogeologica in un arco di tempo di oltre un decennio.

Chi ha amministrato l‘Emilia Romagna negli ultimi dieci anni? Sempre il Partito Democratico, con la presidenza di Vasco Errani dal 2010 al 2014 e un doppio mandato per Bonaccini che dovrebbe restare in carica fino al 2025.

Botta e risposta Regione-Bechis

L’attuale giunta ha risposto alle accuse sostenendo di avere riottenuto i 55 milioni di euro grazie a un accordo con il Ministero delle Infrastrutture.

La Regione ha precisato che i fondi erano destinati al sistema idroviario padano-veneto e non alle opere di sicurezza degli argini, eppure secondo Open la delibera 489 del 2021 della Corte dei Conti relativa al bilancio della Regione indicherebbe un elenco di opere fra cui la messa in sicurezza dei fiumi esondati, cioè l’Idice, il Sillaro, il Savena, il Quaderna e il Ravone.

A prescindere dal progetto originario relativo a quei 55 milioni di euro, la giunta ha in ogni caso ammesso di non essere riuscita a spendere i soldi. Adesso ne è tornata in possesso: riuscirà a impiegarli oppure li perderà nuovamente?

Questa vicenda spiegherebbe implicitamente il disastro in Emilia Romagna. La Regione è tra quelle considerate a rischio alluvione ma chi la amministra non è in grado di spendere i soldi o comunque non li impiega in modo efficiente.

Qui, più che il cambiamento climatico ormai ossessivamente citato da qualcuno, c’entra l’incapacità degli amministratori e questo, purtroppo, non riguarda solamente l’Emilia Romagna.

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