“Caro Mattarella, mi dà fastidio vederla in tv, dissento da ciò che fa e che dice. Addio, non la rimpiangerò”



di Paolo Diodati – Chissà quanti italiani hanno risposto o risponderanno al messaggio che, secondo tradizione, il Capo dello Stato invia a fine anno, a tutti i più o meno regolari abitanti in Italia. Forse nessuno, perché saggiamente, si pensa che le eventuali risposte non sarebbero mai lette. Figuriamoci poi una risposta inviata non per posta raccomandata, assicurata alla sua abitazione, ma scritta a un giornale cartaceo o digitale!

Potrei ricorrere al servizio leggibile in rete “come scrivere a Mattarella”. Scrivergli addirittura a casa. Casa che lui definisce, è noto, la casa di tutti gli italiani. Che commovente questa definizione ipocritamente generosa e priva di senso reale. Verrebbe voglia di dare il suo indirizzo a qualche disperato neo-italiano che non sa dove poter dormire riscaldato almeno dal respiro d’un bue e un asinello.

C’è anche il suggerimento di come iniziare: “Egregio Mattarella, ti scrivo…”, tanto è anglosassone e democratico il nostro. Pensando all’implorazione inviatagli a ottobre da Davide Casaleggio e restata, sembrerebbe, senza risposta, consapevole quindi della totale inutilità di questa mia, la scrivo lo stesso, quasi per dovere formale e morale, inviandola ad Affaritaliani, rintracciabile quindi, se pubblicata, per chissà quanto tempo, prima di finire al macero.

Caro Mattarella, una tendenza che mi ha dato sempre più fastidio, insospettendomi anche sulle sue reali intenzioni sul bis, è stata la sua sempre più frequente apparizione in TV. All’aumentare del mio dissenso su quello che faceva e diceva, aumentava il senso di fastidio nel vederla sempre più spesso sullo schermo. Mi son chiesto: “Ma è un effetto psicologico nato dal dissenso, o questo sta sempre più esagerando nel mostrarsi in TV?”

Digito allora “presenza mattarella in tv” e trovo immediatamente: “Coronavirus retroscena: rabbia di Mattarella per le 16 apparizioni di Conte in TV in un solo giorno” (Marco Rossi, 29/2/20). E, altro titolo, “Mattarella furibondo contro Conte e Rocco Casalino“. La sua irritazione era dovuta anche alla reazione a catena provocata dal comportamento del vanesio Conte. Cominciò a inflazionare il video col suo funereo viso il mai pentito e irrecuperabile Speranza (Premio Asino d’Oro 2019 e candidato al bis) e i giornalisti per interrompere la monotonia delle immagini, tirarono in ballo i presidenti di regione e giù, sempre più in giù, sindaci, assessori, ex-sindaci che dicevano ci fossi stato ancora io, ecc… ecc…

Viene riportato, caro Mattarella, il caso speriamo limite, del piacione, ipernarcisista Conte presentatole, totalmente sconosciuto, dal forse in buonafede, Bonafede. Era una giornata festiva, domenica, quindi tutti chiusi in casa. Stufi di vedere il primatista narciso avvocato di se stesso, fisso in un canale… zac… gl’italiani cambiavano canale e rieccolo… uffà!, altro zac… cambio canale e … BASTA!… possibile, sempre Conte? Insomma, che nausea per tutti, cambiar canale e ritrovarselo sempre davanti! Per tutti, ovviamente tranne che per quelle, quelli, neutri e tuttofare, che vorrebbero essere sue fidanzate o fidanzati o neutri o tutto fare!

L’articolo di Marco Rossi termina così: “Mattarella ha comunicato direttamente a Conte il suo malumore per la gestione della pandemia e le eccessive presenze in TV”. E qui sta la spiegazione per i miei dubbi su espressi, con la conferma dell’immediato contagio che lei, caro Matterella, ha contratto dall’untore narcisista Conte. È esplosa una terribile pandemia ad altissimo tasso di contagiosità, dovuta al HVP-virus (High Video Presence).  La reazione a catena, ovvero la pandemia, ha coinvolto alla grande anche lei! È stato un vero crescendo, proprio da allora. Lei, Speranza e le video star Covid, un vero supplizio. E le ovazioni a ogni sua uscita pubblica?

Bis, Bis… non credo occorra un esperto di rituali e meccanismi psicologici di massa: un certo numero di claqueur ben distribuiti in sala (a 16 anni ho guadagnato un bel po’ di soldini: che pacchia vedere un’opera a teatro ed essere pure pagati!) . Attacca ad applaudire e a urlare, il capo claqueur. Subito si scatenano i colleghi pagati. Come scimmie quelli del pubblico, per imitazione, sono spinti a fare altrettanto. L’applaudito, inizialmente fermo come un salame, è impacciato. Ovviamente lei sa della claque, ma per alcuni istanti non sa se il teatro risuoni alla grande o tiepidamente all’innesco-invito della claque. Che fa allora? Non sapendo cosa fare, si mette anche lei ad applaudire il pubblico che applaude. Lei sorride compiaciuto, fa inchini, sorride… sorride, applaude e fa segno di sì col capo… e così via con un meccanismo di auto-compiacimento. Evviva… tutti contenti!

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